Tai Chi Chuan

Tai Chi Chuan

Tai Chi Chuan: una possibilità di libertà.
Tai Chi: parola per molti impronunciabile…
In alcuni può evocare memorie del lontano oriente, atmosfere silenziose e ovattate dove si aggirano figure di maestri dotati di incredibili poteri…
Per altri è solo un suono simile a uno starnuto.
Che cos'è esattamente?
Una danza?
Una meditazione in movimento?
Un'arte marziale?
Tutto questo e molto di più.
Quale potrebbe essere una buona motivazione per iniziare un "viaggio al centro del corpo" basato su un metodo che non sembra avere molto a che fare con noi occidentali?

 
Il fatto che ci conduca a nuovi e diversi modi di "fare"... le cose che già sappiamo fare.
Abbiamo un corpo: sappiamo camminare, sappiamo muoverci, viviamo.
Ma come? Dove siamo mentre la vita si fa in noi?
Flessibilità, pazienza, leggerezza, ascolto, efficacia, armonia, serenità profonda sono alla base di una lenta ricerca, una ricerca che tende a un rapporto equilibrato tra corpo e mente, quella ricerca, continuamente perfezionabile, che si chiama Tai Chi Chuan.
 
La parola Tai Chi Chuan è composta di tre ideogrammi: Tai significa alto, massimo, estremo. Chi significa sommità, la trave più alta, polo. Chuan si traduce con metodo marziale. Il Tai Chi Chuan può essere praticato da tutti e a tutte le età come ginnastica dolce che rilassa e tonifica il corpo e calma la mente. Le tecniche di rilassamento e di respirazione eseguite durante la concatenazione dei movimenti consentono lo svilupparsi della forza interiore, chiamata "Chi", che i maestri contrappongono alla forza muscolare, considerata nettamente inferiore e limitata.

Il che non significa che i muscoli non servano ovviamente, ma si tratta di diventare "fuori morbidi come il cotone, dentro duri come l'acciaio", e questo può servire nella vita, non solo in palestra!! Per questo il Tai Chi Chuan è un metodo di trasformazione. Il Tai Chi Chuan si pratica , perché per conoscere se stessi è necessario conoscere, sentire, ascoltare anche gli altri, gestendo e lasciando passare l'aggressività che spesso disconosciamo e che continuamente ci coinvolge e ci danneggia. Ritrovare il piacere di un gesto naturale, come quello dei bambini, un gesto dell'essere... in un mondo dove rispetto al corpo (e non solo) regna sovrana la confusione tra l'essere e l'avere.

Il ritmo eguale e l'estrema lentezza con cui sono ripetuti i movimenti di rara precisione, elastici e leggeri, portano coloro che stanno praticando a uno stato di meditazione. Il ritorno al "Principio Primo" si effettua attraverso il "Soffio" che guida il movimento; il pensiero guida ma non interviene, c'è ma non c'è.
L'osservatore occidentale che assiste allo svolgimento del Tai Chi Chuan, stenta a credere che si tratti di un'arte marziale. Reazione non dissimile da quella dei giovani cinesi, i quali preferiscono dedicarsi a sport più combattivi o aggressivi.

Le persone che dicono di non condividere l'uso della forza e della violenza difficilmente si avvicinano alle arti marziali, nonostante queste siano nate come discipline o vie per la realizzazione e l'integrazione dell'individuo. La ragione? La ragione potrebbe dipendere da un'idea errata che si è formata in occidente sulla base di informazioni non precise e distorte (stampa, tv, cinema) oppure su tendenze o mode alimentate da intenti commerciali (new age, "esoturismi", esoterismi ecc.). Queste persone pensano che arti come il Tai Chi Chuan incoraggino l'uso della aggressività e della prepotenza, ma il Tai Chi Chuan non è sport da combattimento, arte per promuovere la vita, modo per conoscere profondamente se stessi e gli altri e per imparare a rispettare la vita di tutte le cose. Il Tai Chi Chuan è amore per la bellezza interiore: insegna a vincere senza combattere, a cedere senza subire, lasciando passare l'aggressività che troppo spesso fingiamo di non avere.

Armonizzazione
Esistono leggi che regolano il corpo e leggi che regolano la mente: la mente saggia (Yi) e quella funzionale (Xi). Vi è progresso reale solo tenendo conto di tutti gli aspetti che compongono la vita umana. La meta ultima di ogni ricerca è essere veramente se stessi. Essere veramente se stessi è essere lo spirito universale: amare se stessi e tutte le cose. Amare è lasciar crescere e lasciar che le cose avvengano. Praticando il Tai Chi Chuan ognuno può scoprire la propria natura essenziale attraverso l'armonizzazione di corpo-mente-cuore. Quando si perviene a questo livello, il Tai Chi Chuan si eleva a via di realizzazione spirituale pur mantenendo all'esterno l'aspetto d'arte marziale.

 

Testo del Centro ricerche Tai Chi

Breve Storia del Tai Chi

La sua origine mitologica è, in generale, più diffusa (ed affascinante) di quella storica. Si narra infatti che il tai chi chuan sia stato creato dall'immortale taoista Zhang Sanfeng, dopo che aveva osservato la lotta tra una gru ed un serpente: i movimenti sinuosi e circolari di quest'ultimo avrebbero fornito l'ispirazione per codificare le movenze del tai chi chuan.

Si ritiene che il fondatore ufficiale sia stato Chen Wangting (陈王庭), vissuto tra il 1580 ed il 1660, appartenente alla IX generazione della famiglia Chen.
Chen Wanting era un funzionario dell'esercito imperiale, famoso per aver più volte sconfitto i gruppi di banditi che derubavano le carovane. Si racconta che il suo stile di combattimento fosse eccellente, e che molti funzionari imperiali lo volessero al proprio fianco come membro della scorta personale. Ritiratosi dalla carica pubblica, dopo la caduta della dinastia Ming, Chen Wangting dedicò il resto della propria vita al perfezionamento della sua abilità marziale, trasmettendone le tecniche ai suoi successori. 

Chen Wang Ting
Le sequenze marziali che elaborò comprendevano cinque forme (套路, Taolu) molto dinamiche e una forma di "lunga boxe". Nei secoli a venire, però, la maggior parte dei discendenti della famiglia Chen abbandonarono lo studio di tali sequenze. Esse erano infatti molto impegnative, e richiedevano una dedizione completa allo studio.

Durante la XIV generazione vissero due esponenti molto importanti della famiglia Chen: Chen Youben(陈有本) e Chen Changxing(陈長興). Il primo si trasferì nel vicino villaggio di Zhaobao e modificò i movimenti del tai chi chuan, diminuendo l'estensione delle posizioni. Nacque così lo sitle di Zhaobao, chiamato anche xiao jia(小架); Chen Changxing, invece, raggruppò insieme i frammenti delle forme tradizionali, le quali erano state in gran parte dimenticate, e formò due sole sequenze. La prima era composta da movimenti lenti e fluidi, mentre la seconda comprendeva azioni più atletiche e dinamiche. Queste due sequenze furono chiamate "nuova intelaiatura" (新架, xinjia), in quanto costituiva una novità rispetto alle forme precedenti, che quindi furono identificate con "vecchia intelaiatura" (老架, laojia).

Il maestro più grande che viene ricordato in seno alla famiglia Chen è certamente Chen Fake(陈發科), vissuto dal 1887 al 1957. Insegnò a Pechino e da lì diffuse largamente lo stile Chen quando, come anche oggi, lo stile più diffuso era lo stile Yang. Durante la sua permanenza nella capitale, egli apportò alcune modifiche nel modo di eseguire la forma, rendendo i movimenti più circolari e ricchi di leve articolari (qinna). Quando infine fece ritorno a Chenjiagou, la sua esecuzione era talmente diversa da quella ideata da Chen Changxing che fu chiamata "nuova intelaiatura", prendendo quindi il nome delle sequenze ideate da Chen Changxing, le quali furono a loro volta identificate come "vecchia intelaiatura" (sostituendo perciò il nome dato alle sequenze originali del taijiquan). Ancora oggi, quindi, per "xinjia" si intende la forma di Chen Fake e per "laojia" quella di Chen Changxing.

 

wikipedia
Chen Wang Ting

APPROFONDIMENTI

RICERCA E SVILUPPO

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