l'abbigliamento

L'abbigliamento, la divisa

Nelle scuole tradizionali cinesi, l'abito o la divisa della scuola aveva un'importanza primaria; spesso distingueva il livello di pratica raggiunto ed altresi la scuola di appartenenza.

I colori, unitamente al modo di abbottonare o tenere slacciata o allacciata la casacca, erano un modo per lo studente o l'allievo di segnare il suo cammino all'interno della scuola, sia questa laica o a maggior ragione religiosa.

Un esempio di quanto affermato è riscontrabile ancora oggi in Cina nelle gare di wu shu tradizionale, dove il colore contraddistingue ancora lo stile di appartenenza.

 
Lo scopo della cintura è quello di tenere posizionati bene lo stomaco, i reni e l'intestino durante la pratica, e questa è una necessità che deriva dal fatto che molti stili generano la loro potenza dalla vita.

Quando la suddetta potenza viene generata, la zona della vita può essere scossa e subire degli shocks; generando potenza può accadere che gli organi per lo scuotimento subiscano dolore o danno. Per questa ragione si rende necessaria una cintura adeguatamente avvolta attorno alla vita, per trattenere le interiora nella loro normale posizione. Quando la cintura è avvolta correttamente nessun dolore o danno viene causato e lo studente può praticare in tutta tranquillità.

Sebbene la cintura nei tempi antichi non è stata mai usata per indicare gradi o rango, molte scuole di kung fu ora, stanno adottando cinture colorate per i propri allievi.
Nel tempio Shaolin, la divisa di colore grigio/azzurro per i principianti, è composta da una casacca che si allaccia sul lato destro e da dai pantaloni larghi, particolarmente comodi per non impedire i movimenti durante la pratica, e da una cintura da stringer in vita (il colore della cintura varia fino alla nera). A completare la divisa vi sono le ghette di colore bianco tenute ferme da un nastro di stoffa particolarmente elastico ma consistente, che intrecciato in un certo modo stringe alcuni punti di agopuntura riducendo l'affaticamento delle gambe.
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